Paola MastrocolaLeone

14+

– Cosa fai?
– Niente…
– Hai appena detto una preghiera.
– No…!
– Ti ho sentito, era il Credo, Leone. Stavi recitando il Credo, vero?

Leone è un bambino di sei anni solitario e timido, sottile come un giunco. Sua madre Katia fa la commessa in un supermercato; divorziata dal marito, pochi soldi, poco tempo, sempre di corsa. In assenza di punti di riferimento, Leone si sente un cestino portato qua e là, dalla vicina di casa, dalle amiche di Katia, dal padre due volte al mese. Ha imparato perfino a fare «esercizi di inesistenza»: immobile e silenzioso come un albero, spera di essere lasciato in pace.

Ma ecco che un giorno succede qualcosa. In mezzo a tutta la gente che passa, alle auto, sotto le luci intermittenti degli alberi di Natale, Leone si mette a pregare. E la madre scopre, con stupore e vergogna, che lo fa spesso, un po’ ovunque. Si apparta, s’inginocchia, e prega. Per strada, al cinema, in bagno; quand’è preoccupato, quando gli manca la nonna e il gioco del comò. Leone diventa allora «il bambino che prega», lo scandalo della scuola, del quartiere intero.

Un romanzo essenziale e profondo, capace di sorprendere a ogni riga sul piano umano e letterario. Fino a un diluvio universale in minore, piccolo e gentile, che non distrugge niente ma rinnova e addolcisce il colore delle cose.

Leggi un estratto.

«Nella vita di uno scrittore ci sono libri che nascono seguendo quasi un flusso naturale, restando fedeli, con nuove storie e nuove parole, al proprio mondo di riferimento. Ce ne sono altri, piú rari e sorprendenti, che lasciano interdetto lo stesso autore. Non erano previsti, eppure esplodono, ti prendono per mano e ti portano in mondi che mai pensavi ti riguardassero. È questa la sensazione che ho avuto leggendo Leone» (Susanna Tamaro sul «Corriere della Sera»).

Luciana Littizzetto ha scritto su Instagram: «Questo è un romanzo bellissimo, che parla di spiritualità. Di altrove. Di mistero. E di come tutto questo stia pian piano scomparendo dalle nostre vite. Un libro non di personaggi ma di anime».

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«Una fiaba che ruota attorno a questa stranezza: un bambino costantemente a disagio assieme ad adulti e coetanei, che si raccoglie in preghiera nei momenti e nei luoghi piú strani (Enzo Bianchi, «la Repubblica»).

«Con una sobrietà tanto accurata da ricordare Natalia Ginzburg, Paola Mastrocola ci offre una grande metafora del nostro tempo. Delle nostre vite costrette a terra, senza possibilità di volo. Nemmeno come aspirazione» (Lidia Ravera, «Tuttolibri – La Stampa»).

«Pagine che regalano una carezza ma anche un pugno, con un realismo disarmante» (Alessandra De Tommasi, «Vanity Fair»).

Sul sito Einaudi il video in cui l’autrice spiega come è nata l’idea del libro.