Paolo MaurensigIl diavolo nel cassetto

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«Il diavolo non sopporta che si rida di lui, questo era il suo punto debole. Di sicuro si sarebbe vendicato».

Dichtersruhe è un paesino svizzero incastonato tra le montagne, che deve la sua fortuna a un breve soggiorno di Goethe in una delle locande della zona. D’altronde la letteratura qua è una cosa molto seria: tutti e mille gli abitanti sono accomunati dalla passione smodata per la scrittura. Dal prete anzianissimo che redige le sue memorie alla ragazzina un po’ sciocca autrice di filastrocche, passando per il fabbro e il borgomastro, tutti si sentono scrittori e ambiscono alla gloria letterariaSpediscono romanzi per posta e per posta ricevono rifiuti dagli editori.

Improvvisamente, un’epidemia di rabbia silvestre si abbatte su Dichtersruhe come fosse una premonizione: il carattere degli abitanti muta in modo repentino, di notte le volpi sembrano mettere sotto assedio il villaggio. E infatti un uomo con un «riso sgangherato» e una voce che «cela un sottofondo di sospiri e lamenti» è arrivato in paese. È il diavolo in persona, ma le sembianze sono quelle di un editore venuto ad aprire proprio lí una filiale della sua prestigiosa casa editrice. E allora chi non è disposto a un patto col diavolo pur di vedere pubblicato il proprio romanzo?

Leggi un estratto.

 

«Maurensig riesce a creare trame che catturano il lettore con l’amore e l’ironia per quella meravigliosa avventura che è la letteratura, che può trasformarsi in un’ossessione» (Cristina Battocletti, «Il Sole 24 Ore»).

«Un libro che si confronta con il Male, con segreti impronunciabili, con apparenze che ingannano, con isterie collettive che possono essere smontate solo liberandosi dalle vanità» («Robinson – la Repubblica»).

«Una novella noir e fantastica, che attinge alla grande tradizione tedesca» (Riccardo De Palo, «Il Messaggero»).

«Una “parabola” sul successo letterario» (Alberto Riva, «il Venerdì»).

«Una novella squisita» (Cristina Taglietti, «Corriere della Sera»).

«Una storia avvincente sul narcisismo e sulla vanagloria» (Sabina Minardi, «l’Espresso»).

«Una storia raccontata in modo persuasivo» (Felice Piemontese, «Il Mattino»).

«Un romanzo sul narcisismo e la gloria e sulla nostra inestinguibile sete di storie» («Internazionale»).

«Il diavolo nel cassetto, sotto la veste del racconto gotico, nasconde una riuscita satira di un mondo in cui tutti per vanagloria vogliono essere scrittori» (Bianca Garavelli, «Avvenire»).