Elvira SeminaraAtlante degli abiti smessi

14+

Eleonora è una donna impetuosa ed eccentrica. Alla scomparsa dell’ex marito, il suo rapporto con la figlia Corinne si strappa definitivamente, «come un lenzuolo che ha subito troppi lavaggi, vestito troppi letti». In cerca di solitudine e chiarezza, decide allora di trasferirsi a Parigi, scappando dalla casa di Firenze come fosse una nave che affonda, con tutte le sue cose e i suoi malintesi. Ma oltre al passato, in quella casa sono rimasti armadi pieni di vestiti, ognuno dei quali porta con sé una storia: ci sono quelli «elfi, che non trovi in nessun posto quando li cerchi, ma poi rispuntano beffardi come niente fosse», quelli «impostori, che sono costati parecchio ma non hanno portato la fortuna promessa», quelli «sopravvissuti, che reggono i peggiori addii», quelli che «hai paura a rimettere perché quel giorno sei stata cosí felice» e quelli come «uccelli di Hitchcock: spalanca l’armadio e falli volare via, come si fa con le gelosie e le ossessioni indecorose». È proprio attraverso tutti i suoi abiti che Eleonora tenta di ricucire il rapporto con la figlia: li elenca uno a uno, ricostruendo la storia della propria vita, il matrimonio finito, l’arrivo di un nuovo amore, facendo confessioni difficili e dispensando consigli che solo una madre è in grado di dare. Atlante degli abiti smessi è un romanzo dalla grande forza espressiva, un vortice di parole febbrili, inventive, che ci trascina senza sosta in una storia che in fondo è anche la nostra, piena di sconfitte e insieme di momenti felici.

«Muovendosi fra Pamuk e Borges, Eco e Calvino, la Seminara dipana per giochi di parole una narrazione brillante e smagata nella quale la madeleine proustiana è stata trasformata in fiori di una gonna, tasche di cappotto e polsini di camicette all’interno di un museo sentimentale racchiuso tra le ante di un armadio» (E. Abbadessa, «la Repubblica»).

«Nell’Atlante degli abiti smessi di Elvira Seminara c’è il guardaroba di ognuno di noi, pieno di fallimenti, momenti felici finiti in fondo ai cassetti, occasioni perse con il cartellino ancora attaccato e nuovi amori che chiedono solo di essere indossati» (F. Milano, «Il Sole 24 ore»).

«Il vestiario di Elvira diventa così un bestiario, un’antropologia dell’esistenza attraverso il guardaroba» (F. Nunmberg, «Il Messaggero»).

«Una narrazione traboccante ironia e umanità, dove il dolore si stempera in una leggerezza sempre più potente» (P. Cheli, «Amica»).

«È una storia intima, indispensabile, malinconica, bellissima. Bisogna avere pietà e comprensione per gli oggetti, e per le persone» (A. Benini, «Io Donna»).

Michela Murgia presentando il libro a Quante storie ha detto: «È un bellissimo libro, di grande stile, pieno di perle preziose. Uno di quelli che letti fra dieci anni avranno ancora qualcosa da dire».

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Elvira Seminara si definisce una cantascorie: «credo nella poetica delle scaglie, dei cocci, dei piccoli scarti».

Atlante degli abiti smessi è un consiglio di classe.