Archivio Mensile: aprile 2018

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Mary ShelleyFrankenstein

«Io mi detti molto da fare per pensare una storia – una che potesse rivaleggiare con quelle che ci avevano indotto a quel compito. Una storia che parlasse delle paure misteriose insite nella nostra natura, e che risvegliasse brividi di orrore. Che facesse temere al lettore di guardarsi attorno, che gli facesse raggelare il sangue e accelerare i battiti del cuore».

Nel 1816 Lord Byron, durante una sera tempestosa nella sua villa a Ginevra, propone ai suoi ospiti – Mary e Percy Shelley, e William Polidori – di scrivere, per gioco, un racconto dell’orrore. Ricollegandosi al mito di Prometeo, Mary scriverà Frankenstein.

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Insegnante

Christian RaimoTutti i banchi sono uguali

Silvia Vitucci (Roma)

Il lucido e documentato saggio di Christian Raimo sull’incapacità della scuola italiana di contrastare disuguaglianze sociali, Tutti i banchi sono uguali. La scuola e l’uguaglianza che non c’èappare una lettura imprescindibile per un insegnante e per chiunque abbia a cuore la riflessione sulla scuola.

Raimo, scrittore e insegnante, esprime le sue considerazioni sulle limitate capacità della scuola italiana di promuovere l’uguaglianza, dimostrando che purtroppo quest’ultima non riesce ancora a dare piena realizzazione al suo mandato costituzionale: l’articolo 3 della Costituzione (è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana) continua a rimanere, almeno in parte, lettera morta, oggi come ai tempi della scuola criticata da don Milani nel 1967.

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Giancarlo VisitilliE la felicità, prof?

«Mi domando com’è possibile che una ragazza di diciotto anni senta di essere cresciuta troppo in fretta. Se è accaduto, è anche colpa nostra. Ci rimproverano di mostrarci arresi. Ci chiedono di insegnare loro a non rinunciare alla felicità. È questo che dovrei fare? So farlo?»

Giancarlo Visitilli racconta adolescenti disillusi ma non arresi, che chiedono agli adulti di crederci ancora. Questo docente inconsueto, fissato con don Milani e De André, vuole soprattutto capire «cosa passa nella testa dei ragazzi, a quale ritmo si muova il loro cuore», e perché troppo spesso definiscano il mondo dei grandi «un invito al massacro».

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Classe

Philip RothNemesi

Liceo classico Flaminio, Vittorio Veneto (TV)
Classe: I A
Docente: Francesco Targhetta

Estate 1944. Bucky Cantor, mentre il mondo è sconvolto dalla Seconda Guerra Mondiale, è costretto a vivere una guerra privata. A Newark, la sua città, imperversa un’epidemia di polio che sconvolgerà la sua vita e metterà in dubbio i principi con i quali è cresciuto. 

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Riccardo StaglianòLavoretti

«Siamo davvero pronti a riscrivere l’articolo 1 della Costituzione in un piú sincero, ma scoraggiante: “L’Italia è un Paese fondato sul lavoretto”? Preferirei di no. E allora prendete queste pagine come una sveglia il cui tempo è scaduto».

Perché di colpo arrotondare è diventato necessario? Cosa si nasconde dietro all’elogio della modernità e della cosiddetta «economia della condivisione»? Il nuovo capitalismo delle piattaforme digitali, tanto osannato come efficiente, green e socialmente giusto, sta invece causando il progressivo svuotamento del lavoro.

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Classe

Donatella Di PietrantonioL’Arminuta

Liceo scientifico Canudo, Gioia del Colle (BA)
Classe: II B
Docente: Irene Martino

L’Arminuta: la ritornata. Cosa andrà mai a celare la salacità di questo nome? Si tratta, semplicemente, dell’appellativo che la voce del popolo, «il vento» – come l’ha definita Sciascia – assegnerà alla protagonista del romanzo di Donatella di Pietrantonio. Ci si potrebbe chiedere: al posto di cosa? A questo, non si può rispondere, perché al lettore non è dato conoscere il suo nome di battesimo. Cosí come a lei non è concesso riconoscere con facilità la sua casa, la sua origine.

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Ester ArmaninoL’Arca

Quando un diluvio si abbatte sulle nostre vite, dobbiamo pensare a cosa mettere in salvo: i ricordi, le promesse, la strada percorsa assieme a chi amiamo e quella che percorreremo da soli una volta tornato il sereno. È ciò che fanno Teresa e Nadia, due sorelle divise dall’indole e da un segreto. Ma è soprattutto ciò che imparerà Pietro, sei anni, con un dinosauro di pezza nella mano e un barattolo per conservare i pensieri nell’altra.

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Percorsi

Giorgio SciannaTempo di distopia

La distopia ha bisogno del Tempo. Di per sé non sarebbe un ingrediente necessario: il mondo distopico è una realtà capovolta dove il male e il negativo hanno la meglio, è l’altra faccia della moneta rispetto all’utopia. Basterebbe insomma capovolgere le dimensioni, usare la logica o la geografia, ma si finisce invece quasi sempre per usare il grimaldello temporale.

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