Nadia TerranovaAddio fantasmi

Liceo Publio V. Marone, Gioia del Colle
Classe: I A
Docente: Grazia Procino

«Devi cercare il punto dove fa male. Ti vergogni abbastanza di una storia? Vuoi che non la conosca nessuno? Perfetto, è la storia che devi raccontare». Esordisce cosí Nadia Terranova, durante il suo incontro presso il Liceo classico Publio Virgilio Marone rispondendo alla domanda di chi le chiede come sia nato il suo romanzo e perché abbia scelto di raccontare proprio quella storia.

La scrittrice siciliana ci rivela che scrive quando è in difficoltà, quando «il suo nucleo sta per esplodere» e, soprattutto, a distanza di tempo rispetto all’argomento che vuole trattare. Ci propone un romanzo toccante e profondo, Addio fantasmi, che tratta la tematica dell’abbandono da parte di un padre, un insegnante di latino e greco, sofferente di depressione da tempo. Una mattina si alza alle 6:16 e lascia per sempre la moglie e la figlia appena adolescente, Ida. La giovane ragazza vive questa sua nuova condizione con un profondo mal­essere esistenziale perché per lei la presenza del padre costituiva un forte punto di riferimento. Ida cresce, va a Roma e si sposa. Durante tutti i suoi giorni a venire non c’è momento in cui non pensi al padre, al modo in cui se n’è andato, alla responsabilità che possa aver avuto lei in questa lacerazione, alla sua incapacità di aver impedito che questa avvenisse.

A distanza di anni ancora non si capacita dell’abbandono e per lei, quindi, il tempo si è fermato alle 6:16 di quella terribile mattina. Con la scomparsa del padre Ida frantuma completamente il rapporto con la madre, la casa si trasforma in un luogo del silenzio, e dopo poco, perde anche il rapporto con la sua amica Sara, l’unica che frequenterà la casa di Ida anche dopo la tragedia.

Con il trasferimento a Roma la sua vita continua a essere legata al suo passato e neanche con il marito il rapporto è dei migliori: tra di loro la comunicazione è quasi inesistente. Un giorno, però, le arriva una telefonata inaspettata: la mamma la chiama avvisandola che ci sarà una ristrutturazione della casa di Messina e un’eventuale vendita e quindi la necessità di fare, preventivamente, una selezione degli oggetti da scartare e da conservare. A Ida l’unica cosa che realmente interessa è una scatola rossa di metallo, contenente alcuni oggetti del padre che riportano alla sua mente la voce, l’odore, e tutto ciò che faceva con lui: le passeggiate, le giornate al mare, fino all’assistenza fisica e morale nel periodo della depressione e fino alla sua scomparsa, della quale Ida si attribuisce la colpa.

La giovane donna parte, consapevole del fatto che una volta arrivata a casa dovrà fare i conti con tutti i suoi fantasmi e i suoi scheletri nascosti nell’armadio che da anni la perseguitano e dai quali non è mai riuscita ad allontanarsi. A Messina riaffiorano molti ricordi: di giorno, passeggiando per la città, o in casa: in essa rivive con tutti gli oggetti che insieme alla madre aveva accumulato compulsivamente quasi a voler riempire un vuoto; anche di sera, quando l’insonnia si infila tra le lenzuola, tenendola sveglia tutta la notte senza pietà.

Durante tutta la sua permanenza nella casa natale e dunque verso la fine del romanzo Ida comprende l’importanza dell’ascolto e della comunicazione, comprende che non esiste solo il suo dolore e che, per quanto assurdo sembri, c’è chi ha dentro di sé sofferenze e traumi piú pesanti e logoranti dei propri. Queste lezioni di vita le apprende grazie a un incontro importante e rivoluzionario con il giovane Nikos, che la porta a compiere un ultimo grande gesto, con il quale può offrire una sepoltura simbolica al padre. Questo gesto le consente finalmente di liberarsi del peso piú grande che da anni la affligge.

Addio fantasmi è un libro profondo che ci conduce a una riflessione intima e un romanzo coraggioso e impegnativo, tanto che è stato completato in tre lunghi anni. Il suo titolo iniziale era La casa di Messina, poi modificato senza che la trama subisse alcun tipo di cambiamento; dunque, le tematiche trattate sono quelle dell’abbandono, dell’affrontare i fantasmi del passato e del presente e, soprattutto, della famiglia.

Il contesto familiare è logorato dal vuoto del padre. Nadia Terranova ha voluto produrre un lavoro basato sulla ricerca dell’inconscio della protagonista; la storia infatti è quasi marginale all’interno del romanzo e gli eventi si verificano soprattutto alla fine, che invece è determinata da un percorso di pensieri, quasi che il tempo per Ida si sia fermato.

Il confronto avvenuto con la scrittrice durante l’incontro ci illumina anche sulla vera indole dei personaggi: la madre, per esempio, viene paragonata a un porto tempestoso, dove si approda, ma che non dà la pace. Ida, invece, è paragonata a un fantasma, un personaggio scritto interamente a livello psicologico e per questo tratteggiato in modo evanescente.

Infine la scrittrice, rispondendo ad altre domande poste da noi studenti, ha terminato il suo intervento parlando dei rapporti, specie di quello genitore-figlio, affermando che alla base di un rapporto ci deve essere equilibrio e sottolineando che i patti che si sviluppano nel corso di una relazione vanno spesso rinnovati, poiché mutano nel tempo. Ha anche trasmesso a noi un augurio, che vale per la vita, paragonando i ricordi a una valigia e dicendo che l’ideale sarebbe creare un equilibrio affinché quella valigia, una volta aperta, non faccia poi cosí male.

La scrittrice messinese, in conclusione, ci ha regalato un romanzo ricco di colpi di scena, che porta a instaurare una relazione empatica con la protagonista. È un libro dalla lettura non troppo impegnativa, costantemente sollecitata dalla scrittura levigata, puntuale e articolata, che riesce a far immergere completamente il lettore in quello che è il mondo e la personalità di Ida, una donna irrisolta e sensibile che riesce, dopo tanti anni, a dire finalmente addio ai suoi fantasmi.

Gemma