Michela MarzanoL’amore che mi resta

Sergio Turrisi (Cefalú)

Michela Marzano nel suo primo romanzo L’amore che mi resta racconta la storia di una madre, Daria, che affronta il suicidio della figlia, una morte che sovverte l’ordine naturale delle cose e sconvolge la sua esistenza.

Quando ho scelto di proporre questo libro ai miei alunni mi sono chiesto come avrebbero accolto una storia cosí dolorosa, quali strumenti avessero studenti di un’età compresa tra i quindici e i diciotto anni per comprendere una sofferenza cosí ineffabile. La scuola deve prevedere un dialogo ragionato sulle questioni piú delicate, sulle afflizioni piú profonde dell’anima, senza operare censure.

La precisione e l’efficacia delle parole che l’autrice trova permettono anche al piú giovane lettore di attraversare il dolore, di percepirne l’abisso.

In questo senso il romanzo assolve alla funzione che la tragedia ha svolto nell’Atene del V secolo a.C. Al pari del dramma attico, il romanzo suscita senza dubbio, volendo usare la terminologia aristotelica, due affezioni nell’animo umano: da un lato la paura di fronte al baratro del dolore e della perdita, dall’altro la pietà, la compassione verso i personaggi del dramma. Da queste emozioni deriva però la catarsi, la purificazione dal dolore. Nelle pagine di Michela Marzano emerge la dimensione profondamente umana della sofferenza, con una forza sconvolgente che annienta e insieme riscatta.

Sergio Turrisi insegna Lettere al liceo linguistico F. Enriques di Ostia.