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Dori Ghezzi, Giordano Meacci, Francesca SerafiniLui, io, noi

Liceo P. Virgilio Marone, Gioia del Colle (BA)
Classe: I A
Docente: Grazia Procino

Com’è stato l’incontro con De André?

Il nostro primo incontro avvenne mentre io arrivavo dal mio periodo di successi negli anni ’60; quando lo incontrai imparai qualcosa di importante: mi fece vedere come il mondo non è poi cosí diverso e che tutti noi parliamo uno stesso linguaggio. La genesi del libro non ha avuto intenzioni particolarmente definite. Mi sono raccontata agli amici, ho raccontato di me e Fabrizio e insieme ci siamo solo lasciati andare; mi piaceva l’idea di poter raccontare qualche aneddoto in ordine sparso, senza una cronologia precisa che facesse però capire il rapporto fra me e lui e fra lui e il mondo. Fabrizio aveva la necessità di raccontare al pubblico e voleva conoscere sempre: quando, infatti, lo si incontrava, non ci si sentiva mai a disagio; sapeva ascoltare e riusciva a capire, a modo suo, cosa avesse ciascuno dentro.

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Wu MingL’Armata dei Sonnambuli

Liceo Vittorio Emanuele II, Lanciano
Classe: II B
Docente: Antonella Festa

A cosa è dovuta la scelta di scrivere un romanzo utilizzando un patrimonio di leggende popolari nate intorno alla Rivoluzione francese e di cui sono rimaste poche tracce documentali?

A dire il vero, quelle che nel Quinto Atto del romanzo vengono presentate come leggende popolari sono nostre invenzioni. Quella parte del romanzo è scritta con la tecnica del mockumentary, cioè del «finto documentario», dove le fonti reali e quelle fittizie si fondono in un’amalgama indistinguibile. Come del resto accade, in altra forma, in tutto il libro. Bisogna tener conto che il Quinto Atto non è un apparato di note a pie’ di pagina che sta fuori dalla finzione romanzesca. Se avessimo voluto un apparato del genere, l’avremmo collocato fuori dalla storia che raccontiamo, in un’appendice, dopo la parola «fine». Invece abbiamo scelto di giocare con il lettore e di presentare i nostri personaggi come se avessero una vita indipendente dalla finzione narrativa (senza però farli uscire davvero da quella finzione). Tutti e quattro i protagonisti dell’Armata sono frutto d’invenzione, non esistono documenti su di loro, anche se ne esistono su individui come loro, e dunque hanno un certo livello di verosimiglianza. Una popolana, un’artista in cerca di fortuna, un medico della borghesia giacobina e un aristocratico. Ci sembravano le quattro angolature piú adatte a raccontare la Rivoluzione francese, ma volevamo che avessero alcune caratteristiche impossibili da trovare nei documenti: cosí ce li siamo costruiti.

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Giorgio SciannaLa regola dei pesci

Liceo Majorana, Torino
Classe: IV D
Docente: Claudia Leoni

Qual è il significato della frase in copertina: «Ogni generazione ha la sua linea d’ombra»?

Questa frase serve per poter parlare di formazione. Ne La regola dei pesci troviamo la crescita di Ivan che da ultrà sfegatato diventa un saggio. Per quanto riguarda Anto assistiamo a una formazione al contrario, infatti lo ritroviamo alla fine piú confuso di prima. I personaggi, però, devono ancora fare un pezzettino di strada per diventare uomini veri.

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Fabio GedaAnime scalze

IISS Salvemini, Alessano (LE)
Classe: V AL
Docente: Valeria Bisanti

In Anime scalze si capisce sin da subito che il tuo interesse è per Ercole, di cui non invadi mai gli spazi, non ne copri la voce, non lo metti nei guai per suscitare un interesse maggiore. Il protagonista, quindici anni, è un adolescente raro, che non si sporca e non scende a patti, non vuole omologarsi. Come nasce questa figura?

Ercole nasce dalla mia esperienza come educatore, dai ragazzi e dalle ragazze con cui ho lavorato in comunità alloggio per nove anni, dalla loro forza e dalle loro fragilità, dalle loro famiglie e dalle loro domande. Ne ho incontrati diversi simili a Ercole, ragazzi in cui si percepiva del bene e del bello, ma un bene e un bello spesso soffocati dalla sfiducia nei confronti degli adulti di riferimento, e quindi, per questo motivo, costretti a crescere da soli o affidandosi a figure genitoriali sghembe, come fratelli o sorelle.

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Ester ArmaninoStoria naturale di una famiglia

IIS Santorre di Santarosa e CPIA Braccini
in collaborazione con Leggermente

Storia naturale di una famiglia: come ti è venuta in mente la metafora degli insetti?

In un documentario ho visto una cicala compiere la muta per crescere e questo fatto mi ha impressionato. Non molto tempo dopo mi sono ritrovata a scrivere di una madre che faceva la stessa cosa in cucina, davanti alla figlia adolescente stupefatta, e da quella scena iniziale si è poi sviluppata tutta la storia. È il potere creativo dell’analogia, raccontare un tema complesso, il passaggio dall’infanzia all’età adulta, attraverso qualcosa che gli assomiglia ma è più semplice da immaginare e quindi piú potente.

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Chiara ValerioStoria umana della matematica

Liceo Majorana, Torino
Classe: IV B
Docente: Claudia Leoni

A quale matematico, tra quelli descritti, è piú legata? Quale l’ha affascinata di piú?

Credo Wiener. Alla fine Norbert Wiener perché è stato un uomo curioso e capace. Perché ha cercato di avere una vita normale. Perché ha sempre ripudiato la guerra. E perché ha dimostrato che la conoscenza non è un superpotere; alla conoscenza, studiando, tutti possono accedere. Mi piace Wiener perché ha fatto «tana libera tutti».

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Andrea BajaniUn bene al mondo

Liceo Duca degli Abruzzi, Treviso
Classi: II A e II D linguistico
Docente: Francesco Targhetta

Perché hai deciso di scrivere un libro proprio sul dolore nell’infanzia? E perché hai scelto di rappresentarlo come un animale domestico (un cane, secondo noi)?

Una scrittrice che amo molto, Flannery O’Connor, scrisse una volta che se si sopravvive all’infanzia si ha poi materia per scrivere per tutta la vita. Credo sia per quello. Anche se in realtà questo libro è arrivato per strade tutte sue, a me ancora oggi abbastanza misteriose. Si è presentato inaspettato e ha buttato giù la porta del foglio. Mi sono trovato davanti un bambino e il suo dolore, e il suo dolore era questa specie di alleato invisibile – visibile a chi lo vuol vedere – ma presente, che gli scodinzolava accanto. E, semplicemente, mi è sembrato di un’evidenza assoluta.

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Nadia TerranovaGli anni al contrario

Liceo Nomentano, Roma
Classe: IV L
Docente: Silvia Vitucci

Il 28 novembre 2016 diverse classi del liceo Nomentano di Roma, grazie alla preziosa collaborazione della responsabile del Punto Einaudi di via Bisagno Simona Pedicone, hanno avuto modo di incontrare Nadia Terranova e di discutere con lei del suo romanzo d’esordio, Gli anni al contrario. L’autrice si è mostrata molto disponibile a rispondere ai dubbi dei ragazzi e molto interessata alle loro opinioni personali; l’intervista si è svolta in una piacevole atmosfera di curiosità reciproca.

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Andrea De BenedettiLa situazione è grammatica

Liceo scientifico A. Einstein (Torino)
Classi: II B – II CS
Docente: Mariester Negro

Ha mai incontrato qualche difficoltà nell’esprimersi? Quali sono stati i suoi errori? È riuscito a sorridere delle sue difficoltà cosí come interviene su quelle altrui?

Naturalmente sí. Anzi, mi capita spesso. Ma quando mi capita, credo che a mancarmi sia piú la chiarezza dei concetti che le parole o la grammatica. «Rem tene, verba sequentur», diceva Catone il Censore: tieni – nel senso di domina, possiedi – i fatti, e le parole seguiranno. Ecco, secondo me è verissimo. Se non conosci i fatti (la «rem»), o non ti chiarisci prima le idee su ciò che vuoi dire, è difficile che ti escano di bocca le parole giuste.

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