Archivio Autori: angelarastelli

Levi

Primo LeviRanocchi sulla luna

«Se potessi, mi riempirei la casa di tutti gli animali possibili».

Gabbiani, giraffe, talpe, formiche, dromedari, elefanti, farfalle, scoiattoli, ragni, buoi, ranocchi, corvi, topi, chiocciole… Nelle pagine di Primo Levi gli animali non rappresentano una curiosità marginale o un divertimento accessorio, ma sono parte integrante del suo immaginario e della sua moralità: rappresentano un diverso modo di parlare delle scelte che ogni uomo deve affrontare.

Un repertorio di storie incantevoli, in cui la curiosità zoologica diventa racconto e poesia, e ci fa scoprire uno scrittore fantasioso, umoristico, di sorprendente inventiva.

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Classe

Marco MarsulloI miei genitori non hanno figli

Liceo scientifico Carlo Cafiero, Barletta
Classe: I A
Docente: Silvia Grima

Il romanzo di Marco Marsullo I miei genitori non hanno figli ritrae l’adolescenza di un ragazzo come tanti che, inseguendo il sogno di diventare un giornalista, convive con il disagio di una famiglia alla deriva, di cui solo lui sembra essere consapevole.

Non c’è rancore nelle parole che il narratore rivolge ai genitori: anzi, sono di una semplicità disarmante e di un’ironia coinvolgente. Il ragazzo rimprovera il padre e la madre delle loro mancanze dimostrando maturità e consapevolezza, qualità che loro stessi non hanno saputo trasmettergli. Rammarichi e amarezze hanno modo di trasparire in una divertente narrazione di una quotidianità imprevedibile, in cui si alternano lo scetticismo e il rassegnarsi di un figlio davanti alle frivolezze e le assurdità dei genitori.

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Marsullo

Marco MarsulloI miei genitori non hanno figli

Un diciottenne prende la parola e fa a pezzi il mondo degli adulti, e i propri genitori, smascherando la fragilità di una generazione che non è mai davvero cresciuta. Del resto i genitori sono uguali ai bambini, bisogna prenderli come vengono. Una commedia divertente, corrosiva e tenera, sghemba come tutte le famiglie, dove bisogna adattarsi «l’uno alla forma sbagliata dell’altro per non sparire del tutto».

Dicono che fare il genitore sia il mestiere piú difficile, ma nessuno ricorda mai che fare il figlio non è proprio una passeggiata. Soprattutto quando hai diciott’anni e i tuoi genitori pretendono tu sappia già scegliere cos’è meglio per la tua vita, anche se la loro non sembra esattamente quella che avevano immaginato. E allora li osservi muoversi in quel microcosmo fatto di amicizie che possono tornare utili, di colleghi che hanno solo figli geniali, al contrario di te, di solitarie battute di caccia in Lettonia e turn over di fidanzati, e quasi ti arrendi all’idea che sarai proprio tu il loro ennesimo fallimento.

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Murakami

Murakami HarukiLa strana biblioteca

Tornando a casa dopo la scuola, uno studente si ferma in una strana biblioteca. Certo, anche la sua richiesta è un po’ strana. Chiede alla bibliotecaria qualche libro che possa soddisfare la sua ultima curiosità: la riscossione delle tasse nell’Impero ottomano. La bibliotecaria lo manda alla stanza 107. Qui l’aspetta un altro bibliotecario, ancora più bizzarro della prima, che lo accompagna attraverso un labirinto di corridoi e stanze, finché non arrivano in una stanza dove riposa un piccolo uomo vestito con una pelle di pecora.

E qui le cose si fanno brutte: il bibliotecario e l’uomo-pecora spingono il piccolo in una cella. Il bambino rischia di fare una fine terribile se non arrivasse in suo soccorso una ragazza sconosciuta

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978880623448GRA

Niccolò AmmanitiAnna

Una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito.

In una Sicilia diventata un’immensa rovina, fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali, città abbandonate e comunità selvagge di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono piú, dovrà inventarne di nuove.

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Paolo GiordanoIl nero e l’argento

IISS G. Salvemini, Alessano (Lecce)
Classe: II A Liceo scientifico Scienze applicate
Docente: Valeria Bisanti

Leggere e scrivere sono attività che in qualche modo ci trasformano perché stimolano il pensiero, l’immaginazione e la sensibilità. Francesco Petrarca parlando dei libri diceva: «Per me parlano e cantano e v’è chi con festose parole allontana da me la tristezza»; Virginia Woolf osservava: «Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine». Leggere, insomma, offre preziosi strumenti cognitivi per affrontare le difficoltà. Per lei, invece, la scrittura è un mezzo per conoscere meglio se stesso?

Poiché nella domanda mescolate lettura e scrittura, partirei dalla prima. La lettura, per quanto mi riguarda, è senz’altro un modo per conoscere meglio me stesso. Forse detto così è troppo: per rispecchiarmi, ecco. Ma non credo che sia mai stato questo il motivo principale della mia dedizione come lettore. Il punto principale è che mi piace.

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Mazzucco

Melania G. MazzuccoIl bassotto e la Regina

«Mio nipote un giorno mi ha detto: perché non scrivi un libro che posso leggere anch’io? Cosí è nato questo piccolo libro, come un regalo a lui e anche a me stessa: volevo scrivere una favola di quelle che mi sarebbe piaciuto leggere».

Platone è un cane da salotto, di quelli nati per fare compagnia agli uomini. A Yuri, per esempio, studente di filosofia «con gli occhiali perennemente appannati».
Ma durante le vacanze Yuri segue la sua Ada su una nave da crociera, lasciando il bassotto alle cure del portiere. E proprio nella solitudine della notte di Natale avviene per Platone l’incontro che gli cambierà la vita.

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Insegnante

Jack LondonZanna Bianca

Giusi Marchetta (Torino)

Zanna bianca è stato il mio primo libro. C’erano stati dei fumetti prima, fiabe, testi illustrati, ma niente che somigliasse a un romanzo vero come quello che leggevano i grandi.

Un lupo con un quarto di cane nel sangue combatte contro la natura crudele di uomini e animali che lo circondano prima di riscoprire un briciolo di umanità e la possibilità di essere felice: mi sembrò bellissimo.

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Percorsi

Musica e letteraturaNicola Lagioia

Secondo qualcuno tutta l’arte aspirerebbe alla condizione della musica. Secondo altri «parlare di musica è come ballare d’architettura». In realtà, gli scrittori che si sono occupati di musica, hanno spesso dato vita a opere belle e avvincenti. Da una parte perché la musica (si pensi solo a cos’è stato il jazz e il rock nel Novecento) è una fucina inesorabile di storie, visto il modo in cui mescola vicende individuali e collettive. Dall’altra perché per scrivere «bisogna avere orecchio», e non di rado scrivere sulle ali della musica significa mettere le ali al proprio stile.

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